I DUE PROGETI DI CANIGGIA PER IL PALAZZO DEL TRIBUNALE DI TERAMO
Tra la prima e la seconda versione del progetto di Caniggia per il Tribunale di Teramo vi è un cambio dell’area destinata al posizionamento del manufatto. Due aree quasi contigue ma dai differenti esiti progettuali.
Il testo della relazione al progetto concorso contiene elementi importanti per descrivere il momento teorico che sottende alle scelte progettuali.
Il primo progetto si colloca in continuazione al Corso Cerulli, con attenzione al giusto orientamento del manufatto per segnarne la continuità con il tessuto urbano.
In relazione di progetto si legge: «Un primo ed importante problema è costituito dalla scelta dell’orientamento più idoneo dell’edificio in rapporto al tessuto viario esistente: problema presto superato se si considera che la Chiesa, gli edifici che la fiancheggiano (…) proseguono il tracciato ippodameo della città romana, allineandosi secondo un’orditura vicina alla normale al fronte della Porta Reale e degli edifici un tempo prospettanti le mura». Si dispone l’edificio con una perimetrazione secondo l’asse Porta-Chiesa che organizza i flussi viari e secondo un contro-asse pedonale tra Palazzo e Ponte. Ed anche il rettangolo di base, in pianta, è pensato «secondo le dimensioni consuete alla lottizzazione romana (m.35 x 70 circa)» condizionandone il lato nord dell’edificio «ad accordarsi a queste misure, e quindi, a presentare parallelamente alla Porta un fronte di dimensioni cospicue», con anche l’altezza proporzionata a quella degli edifici circostanti. Un volume compatto (la definizione è di Caniggia) con un fronte altrettanto compatto che concorre a formare la piazza del lato ovest, con un pian terreno «utilizzato per i soli portici e atri».
I progettisti spiegano come deve esser fatto un Tribunale descrivendo il percorso che li ha portati a scegliere il tipo orizzontale e compatto piuttosto che altri a sviluppo verticale oppure a blocchi isolati: «il buon funzionamento di un palazzo di Giustizia richiede una pluralità di accessi e di percorsi (…)», separazione fra le varie tipologie di utilizzatori (pubblico, avvocati, ecc.), riduzione massima del numero degli addetti alla sicurezza, contenimento delle superfici vetrate, ecc. Concludono, infine, considerando che la tipologia del palazzo compatto (su tre livelli fuori terra ed uno seminterrato) permette, cosa importantissima, «la possibilità di variazioni future della destinazione e dell’ampiezza dei locali».
La relazione continuando nella descrizione della soluzione adottata e si sofferma sulle possibilità dei futuri ampliamenti ovvero sulla potenzialità, già insita nel progetto, di attuare nel tempo delle modifiche alla distribuzione interna.
La soluzione adottata – Dovendo sistemare due gruppi funzionali Tribunale + Procura della repubblica e Pretura Penale + Pretura Civile, i progettisti, scrivono della necessità di ingressi e percorsi separati e distinti: «a questo scopo abbiamo realizzato una scissione verticale tra complesso e complesso e collegamenti verticali tra atrii, uffici ed aule di uno stesso complesso, riunendo poi in uno stesso piano tutte le aule ed i relativi servizi, pur sempre in due gruppi indipendenti ma intercomunicanti in orizzontale e visualmente unitari (…)».
Grande importanza è data alla permeabilità visiva del piano terra: «gli atrii dei due complessi suddetti e della Conciliazione, situati al piano terreno, sono ugualmente divisi e comunicanti in modo da assicurare la massima facilità di sorveglianza degli accessi (…), e sono circondati da un vasto portico pedonale diviso da atrii quasi esclusivamente con pareti vetrate. (…) Il portico è accessibile attraverso grandi piazzali con rampe di accesso e percorsi pedonali, pavimentati a riquadri di pietra bianca compatta e cubetti di porfido. Parte dei piazzali sono poi utilizzati nel sottosuolo con un ampio parcheggio (…)». Diventerà importante questo piano nel sottosuolo che potrebbe diventare il luogo a sostegno di futuri ampliamenti del sistema degli uffici giudiziari (in realtà trattasi del piano seminterrato, infatti, a causa dell’andamento orografico, parte del piano sporge dal suolo nel lato sud per circa due terzi dell’altezza). Nella relazione si sintetizzano analiticamente le questioni cartterizzanti e che saranno poi riprese e sviluppate nel secondo progetto:
– Affaccio verso l’esterno di tutti gli uffici
– Illuminazione diretta di tutte le aule, con massima riservatezza per l’aula di Corte d’Assise e una congrua distanza dalla strada per le altre
– Gerarchizzazione degli spazi pubblici e di quelli riservati
– Posizione baricentrica dei gruppi peri collegamenti verticali
– Collegamento rapido degli uffici con le aule di udienza e contatto immediato tra aule e servizi relativi
– Concentrazione in un numero limitato di piani di molti uffici con semplificazione del complesso
– Smistamento del traffico e della sosta dei detenuti in rapido contatto delle aule
– Collegamento rapido tra i parcheggi, aule ed uffici.
Un sistema modulare e ampliabile – L’edificio è descritto come blocco unitario con struttura verticale in pilastri in cemento armato. L’orditura dei pilastri è modulare con interassi alternati di m.170 e 3,80. Quest’ultimo modulo, nei piani primo e secondo, è divisibile in tre sottomoduli: due da m. 1,50 e uno da m.1,70. «Tali moduli condizionano la larghezza e la distribuzione delle finestre e permettono l’utilizzazione del complesso in ambienti di misure differenziate: si possono cioè ottenere ambienti larghi m.1,05, 2,75, 3,80, 4,45, 5,50, ecc., fino alla misura usata per le aule di Pretura, m.9,30, e a quella per le aule di Tribunale (m.11,00); si può quindi avere per ogni occorrenza la misura voluta. In senso trasversale la struttura permette una uguale modulazione,e quindi ambienti lunghi m.4,45, 5,50, 7,20 ecc. ». La modularità e la possibilità di modificare la distribuzione interna data dalla caratteristica dei tramezzi (demolibili e ricostruibili ove necessario con le muta esigenze) sembra in prima osservazione questione spuria al tipo linguistico scelto ma ne diventa vero punto di forza. Lo stesso sarà totalmente vero nel progetto poi realizzato. Nella prima versione è interessantissimo notare come sotto l’antistante e bella piazza ci sia un non piccolo parcheggio del quale si possono usare i pilotis del solaio di copertura per costruir sopra la nuova Procura (nel progetto all’interno del palazzo) nel caso in cui si manifestassero esigenze di maggior spazio, al fine di dividere l’edificio del Tribunale da quello della Procura della Repubblica.
Il passaggio tra la prima e la seconda versione del progetto è un percorso evolutivo.
Le problematiche tipologiche si affinano, con una scarificazione del modello del “palazzone” verso un corpo plastico in cui sono molteplici i richiami all’architettura di Muratori e alle citazioni dei modelli storici. Restano le importanti scelte distributive che definiscono il progetto. Permangono il tipo di telaio portante, il sistema dei collegamenti verticali e orizzontali e, cosa importante, la struttura modulare; il tutto nella necessaria modifica generata dalla variazione del sito assegnato. Un percorso che condurrà, quindi, al realizzato Palazzo di Giustizia di Teramo esempio importante – se non unico – di architettura pubblica contemporanea della città.
La seconda versione del progetto risale al 1963